Eravamo in campagna lunedì mattina 14 aprile 2014. Siamo tornati giovedì sera 17 aprile 2014. Sono andata ad aprire il portellone e dopo i giri di chiave ho tirato l'anta destra verso di me. Mi sono vista piovere addosso dei grossi granelli scuri dall'alto e non capivo proprio che cosa fossero. Mi sono sentita pungere in testa e su una mano e ho visto tanti insetti volarmi intorno, ed entrarmi nella larga manica del golfo. A quel punto mi sono messa a gridare e sono scappata.
Ero molto spaventata e siccome mio marito aveva la pompa in mano ho pensato che, a tutto male andare, mi sarei fatta "innaffiare". Ma non c'è stato bisogno di ricorrere a un metodo così drastico.
Le punture non erano tanto dolorose come quelle della vespa e mi sono accorta di avere i pungiglioni conficcati nella mano e sulla testa. Ho estratto quello della mano e ho capito che gli insetti erano api.
Le api mi hanno subito lasciata e, passato lo spavento, mi sono avvicinata al portellone per capire meglio che cosa stava succedendo.
Da una certa distanza ho osservato la situazione e così ho visto che lo spazio tra la vetrata e il portellone nella parte alta era occupato da un enorme accumulo di api. Impossibile avvicinarsi. Che fare?
Nella foto l'anta sinistra del portellone è ancora chiusa. Le api sono entrate quando le due ante erano completamente chiuse, sfruttando uno spazio minimo tra il portellone e il muro. La finestra è orientata a sud-est, una posizione ideale per le api.
Prese le dovute informazioni in internet sulla prassi da seguire in simili circostanze abbiamo telefonato ai vigili del fuoco i quali ci hanno risposto che in caso di vespe sarebbero intervenuti loro per eliminarle, ma le api sono insetti protetti e ci hanno dato i recapiti di due apicultori.
Il giorno dopo un apicultore ha provveduto a liberarci dell'inconveniente che per un allevatore di api è invece fonte di reddito.
Le api nel frattempo, da infaticabili lavoratrici, avevano già provveduto a costruire un favo e avevano già iniziato a fare i primi depositi di miele.
Ho così imparato che non è raro trovare sciami di api che si sono introdotte in luoghi impensabili, come ad esempio i cassettoni delle serrande di una casa abitata. Pare che quando in un alveare nasce una nuova regina, la vecchia regina debba andare via con il suo seguito e vada a trovarsi un altro posto adatto allo scopo.
Per mia fortuna le api pungono solo in casi di eccezionale gravità perché pungendo perdono il pungiglione e anche l'apparato digerente votandosi così alla morte.
Le vespe, di cui ho già provato più volte il pungiglione, sono molto più pericolose perché pungendo non rischiano nulla.
E mentre il dolore della puntura di vespa è molto più forte e dura alcuni minuti per poi scomparire del tutto, l'ape mi ha prodotto per un paio di giorni l'arrossamento della zona interessata e un blando fastidio. Con mia sorpresa però, l'arrossamento è ricomparso il giovedì successivo 24 aprile e dura ancora. La sera di mercoledì 23 aprile ho preso una pastiglia di antibiotico e non ho potuto fare a meno di collegare i due fatti. C'entra forse il fegato? Si è anche manifestato un insistente prurito che mi ha costretto ad usare una pomata, cosa che non avevo fatto al momento della puntura.
La disavventura ha avuto però un riscontro positivo. Infatti parlandone con amiche ho scoperto che a due passi da casa c'è un negozio dove ho trovato ottimo miele sardo a un prezzo incredibile.
Come suo dirsi, "Non tutti i mali ..."
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